Il terzo di San Salvatore
Il quartiere Ruga occupa nel centro storico di Montalcino il quadrante nord-occidentale e il suo confine si allunga verso l’attuale Piazza Cavour, per Via Mazzini, fino a Piazza del Popolo, volge a occidente per le Scale Bandi risalendo la chiesa del convento di S. Agostino e la chiesa del Corpus Domini nella direttrice che raggiunge le mura sul Viale Piero Strozzi.
Qui seguendo il giro delle mura verso nord dal torrione di S. Antonio il confine aggira “il poggio”, incontra il santuario della Madonna e discende verso levante fino alla Postierla, per raggiungere la Piazza Cavour. Possiamo dire che il territorio della Ruga coincida con il Terzo del San Salvatore e stabilire un ideale collegamento non certo per affermare distinzioni, piuttosto per favorire l’attaccamento e la cura prestata alla terra montalcinese che trovano il loro presupposto nella conoscenza sempre maggiore dei luoghi.
I luoghi salienti del territorio
Pieve del S.Mo Salvatore
L’antica pieve romanica, divenuta chiesa cattedrale con l’erezione di Montalcino a sede vescovile nel secolo XIX, quando fu costruita la chiesa attuale, in forme neoclassiche. Incontriamo per la prima volta la pieve indicata nella bolla di Papa Giovanni XV del 992 con la quale è concesso a Bosone, abate di Sant’Antimo, di erigere nella chiesa del castello di Montalcino intitolata al san Salvatore il fonte battesimale come nell’altro battistero di s. Vito in Pruniano.
La pieve di Montalcino nasce dunque presumibilmente nel secolo X allorché l’insediamento castellano sul colle di Montalcino, favorito senz’altro dall’abbazie di Sant’Antimo, è ampliato ben oltre il nucleo originario di Castelvecchio e attrae gli insediamenti sparsi del territorio circostante. La pieve era retta da un arciprete che in molti casi è stato un monaco di Sant’Antimo, come lo sarà anche l’ultimo, nel 1462, il montalcinese frà Bartolomeo Chechi. L’arciprete vantò a lungo un certo primato sulle altre chiese montalcinesi e ciò particolarmente dopo l’attribuzione nel 1189 della pieve alla giurisdizione del vescovo senese da parte di papa Clemente III.
Qui sembra trovare origine il conflitto con l’arciprete Laurigio che esploderà nel 1285, quando l’abate Simone concesse il poggio di Castelvecchio con la chiesa di San Michele ai Francescani. E addirittura nel 1379 l’arciprete Mino assaliva con la spada sguainata l’abate Giovanni di Gano, il “dolcissimo padre” di Caterina da Siena, in visita alla sua pieve.
Che i senesi attribuissero alla pieve un ruolo centrale, in contrapposizione all’abbazia di Sant’Antimo, lo vediamo anche nella sottomissione imposta ai Montalcinesi nel gennaio 1233. A differenza del 1212, quando il Podestà senese era dovuto salire al poggio del Barlanzone a raccogliere nella canonica di s. Egidio la concessione di Griffo, il vicario dell’abate Ugo, e lì i montalcinesi, avevano giurato rispetto a tutti i maschi montalcinesi nella pieve. Quando, nel 1361, Siena impone il riordino politico e amministrativo dei cinque popoli montalcine si in terzi, il primo terzo sarà quello del S. Salvatore. Del resto Pio II, nell’elevare Montalcino a sede episcopale, conferirà il rango di cattedrale alla chiesa del S. Salvatore.
La Madonna del Soccorso
Il santuario della Madonna del Soccorso, particolarmente cara ai montalcinesi, è stato chiesa di patronato pubblico, governata per secoli dall’Opera, con gli “operai” eletti dai priori del comune e, con l’unità d’Italia, dal consiglio comunale fino alle determinazioni consiliari del primo dopoguerra.
A seguito di queste il santuario passava alla diretta giurisdizione dell’ordinario diocesano che nominerà da allora una deputazione di laici per collaborare nella gestione delle necessità pratiche della chiesa. La sua origine ci rimanda al 6 gennaio 1479, quando nel Consiglio generale del Comune […] fu deliberata una tassazione aggiuntiva di 3 soldi per lira (un bel 15%) per la costruzione della cappella di “S. Maria della Consolazione della Porta al Corno”. […] L’8 maggio seguente una nuova deliberazione dava mandato a tre cittadini […] di ottenerne dall’autorità senese ecclesiastica il patronato per il Comune di Montalcino.
Quanto alla costruzione della chiesa […] è da presumere che abbia avuto inizio negli anni settanta del Cinquecento: quando […] mons. Francesco Bossi è a Montalcino nel 1576 e ordina la costruzione di una porta di legno con la serratura, le inferriate alle due finestre che erano ai lati della porta e che fossero tolti scudi, spade a e altre armi appese alle pareti. […] la costruzione della Chiesa era senz’altro iniziata nel 1593.
Sembra avviata alla conclusione, tuttavia, solo nel 1626 quando […] mons. Sergardi, cancelliere vescovile così registra “l’altare maggiore è al momento appena stato costruito col prezioso onice di Castelnuovo dell’Abate”. La chiesa è stata resa nelle condizioni odierne […] nei scoli XVII e XVIII, mentre la facciata è stata costruita nell’ottocento su progetto del montalcinese Francesco Paccagnini.
Chiesa e Oratorio di Sant’Antonio Abate
In età medievale sarebbe stato sede di una piccola chiesa intitolata ai SS. Simone e Giuda, dove furono ospitate monache benedettine provenienti da un convento situato nel castello di Camigliano. A seguito di forti difficoltà “le fratesse” furono poi trasferite nello spedale della Madonna delle Grazie presso porta Burelli. Nel 1438 il luogo diverrà sede della compagnia laicale di S. Antonio Abate, che aveva fino ad allora, una cappella nella vicina chiesa di S. Agostino, alla quale si unirà (nel 1565) la compagnia di S. Antonio da Padova. Vi ebbe sede anche la compagnia della Crocetta o del Riscatto, il cui scopo era quello di riscattare gli schiavi dalle mani degli infedeli.
Nel Settecento la chiesa prese l’aspetto attuale, con le due facciate affiancate e il portico antistante, mentre all’interno fu costruito il bel pavimento in cotto, coperto poi da una recente pavimentazione, e il soffitto a cassettoni.
Chiesa e Oratorio del Corpus Domini
Il luogo attuale della chiesa del Corpus Domini fu senz’altro occupato da uno spedale montalcinese che nel XV secolo è sicuramente lo spedale della Maestà. Nella piccola chiesa annessa era ospitata la Compagnia del Corpus Domini. L’11 novembre 1488 fu iniziata da parte del rettore della Maestà, la costruzione di ambienti sopra la piccola chiesa: dopo una protesta dei retttori della compagnia, fu deliberata la loro demolizione ma il rettore della Maestà non la ottemperò e continuò nella costruzione, così come i fratelli della compagnia se ne stettero nella loro chiesa. In seguito fu concesso alle monache cistercensi di Santa Giuliana in Perugina, il permesso di costruire un monastero nella chiesa del Corpus Domini stabilendosi nei locali costruiti dal rettore dello spedale e lasciando la chiesa ai fratelli della compagnia.
Il progetto, poi fallito, prevedeva l’acquisto di due proprietà confinanti con la chiesa stessa. La compagnia del Corpus Domini aveva una forte centralità nella vita religiosa, ma anche politica e di costume di Montalcino: la festività del Corpus Domini era divenuta importantissima fin dal XIV secolo, durava una settimana e culminava con la solenne processione, momento di devozione ma anche di esibizione della struttura politica e sociale montalcinese per se stessa e per le genti, sempre numerose, che convenivano in paese in quelle giornate di mercato, fiera agricola, corse sfrenate di cavalli ed esibizioni degli arcieri nelle cacciate della Piazza dello Spedale.
Solennissima la liturgia celebrata in Piazza del Mercato (odierna Piazza del Popolo), dove, nello spazio di una cappella aperta ammainata e allestita da tutte le corporazioni artigiane, avveniva l’ostensione della pala del Corpus Domini, raffigurazione ideale della realtà montalcinese in tutte le sue sfaccettature politiche, sociali e religiose. La chiesa è oggi sede del Quartiere Ruga, dopo i restauri del 2000 che hanno reso i locali idonei alla fruizione delle attività del quartiere.
Nell’anno 2009, il consiglio direttivo ha deliberato la richiesta di finanziamento presso la Fondazione Monte dei Paschi, per iniziare un progetto totale di restauro delle opere d’arte presenti nella chiesa e nella sacrestia e completare così la conservazione della Chiesa e dei suoi arredi.